SUMMER SEA KAYAK EXPEDITION

L'isola di Lesbo è la terza isola greca e la seconda del Mar Egeo.
E' famosa per avere dato i natali alla poetessa Saffo e per il suo Ouzo, liquore di anice che qui è particolarmente aromatizzato.
Lesbo ha uno sviluppo costiero di 350 Km e, come tutte le isole del Mare Egeo in agosto, è caratterizzata dalla presenza quasi costante del Meltemi, il vento da NNW che mantiene "accettabile" la temperatura della secca estate isolana.
La probabilità del 27% che soffi con forza uguale o superiore a 4 Beaufort, unita alla bellezza dei paesaggi costieri, ne fanno un'ottima meta per un breve viaggio estivo.
Sarà, ancora una volta, un divertente viaggio con un compagno invisibile...
Tatiana e Mauro

giovedì 1 gennaio 2015

Calendario 2015

Mauro ha scelto 12 immagini dal nostro ultimo viaggio estivo a Lesbo e ha preparato il calendario per il nuovo anno. Si può scaricare dalla pagina delle pubblicazioni del sito di Tatiyak a questo link.


Mauro has finally chosen 12 pictures from our last summer sea kayak trip around Lesbo Island in Greece and he has realized one more calendar for the new year. You can download it from this link.

venerdì 29 agosto 2014

Il percorso del viaggio...

Abbiamo pubblicato su Spot Adventure il percorso semplificato del viaggio (12.000 punti ridotti a 3.000).
La pagina è raggiungibile al seguente link Lesbo Kayak Tour 2014, oltre che dal collegamento sulla testata del blog.


mercoledì 27 agosto 2014

I numeri del viaggio

Come tutti i viaggi, prima o poi finiscono! Al rientro, abbiamo fatto due conti:
20 giorni di trasferta
16 giorni di navigazione
346 km percorsi in kayak
250 km percorsi in auto (soltanto a Lesbo)
1810 km totali in auto (in Italia ed in Grecia)
2 traghetti all'andata (Ancona-Patrasso + Atene-Mitilini)
2 giorni e 2 notti per arrivare a destinazione...
4 giorni per il ritorno (non c'era la coincidenza nelle due tratte marine!)
2860 km totali di traversate in traghetto!
12 km la tappa più corta in kayak
30 km la tappa più lunga (in un giornata di Meltemi!)
7 nodi la massima velocità di crociera registrata dal GPS di Mauro
7 chili di preziosi ritrovamenti, tra cui:
1 boa gialla ed 1 boa bianca
1 palla blu, bellissima!
1 rastrello verde, 1 paletta azzurra e 1 formina gialla a stella marina
5 pezzi di anfora di età imprecisata (sicuramente post-moderna!)
3 diverse specie di ricci di mare
1 fila lunghissima di galleggianti rossi, bianchi e neri
Tante taverne in riva al mare, almeno una al giorno!
1 temporale notturno, con tanto di tenda infangata al mattino
1 delfino, 1 tonno, 1 falco, 1 geko, 2 fenicotteri... nessuno scorpione
Tantissimi incontri fortunati, a terra ed in mare!!!
5 lavatrici una volta a casa...
Diversi pezzi dell'attrezzatura rimasti inutilizzati:
l'amaca, gli ombrellini parasole, la cima di traino, la pagaia di riserva, il paddle-float, il "guarda-sotto"...
Tantissime foto ancora da visionare, qualche aneddoto da memorizzare, tanti ricordi da riordinare...
Un gran bel viaggio, una gran bella compagnia, una bella isola a nostra misura!

domenica 24 agosto 2014

La nostra giornata tipo...


Ci svegliamo ogni mattina senza il suono della sveglia, ma quando il sole ci entra in tenda. Può accadere tra le 6 e le 10 del mattino, a seconda della presenza o meno di alberi (sempre ombrose tamerici), dell'orientamento della spiaggia, della presenza di rilievi e soprattutto della nostra indole vacanziera (solitamente incline alla notoria calma greca).
Poi è tutto un elogio della lentezza.
Mauro si rade all'ombra, guardando il mare, ed io smonto il campo: inizio a sgonfiare i materassini, l'attività più piacevole della giornata, perché devo stendermici sopra per qualche lunghissimo minuto e quando l'aria è già arroventata il soffio della valvola è sufficiente a rinfrescare la mente.
È poi la volta di cuscino, sacco a pelo, tenda e sottotelo. Ogni cosa ha una sua sacca stagna ed una sua precisa collocazione all'interno dei kayak.
Riposti i primi pezzi nei gavoni, ci prepariamo la colazione: tutti i giorni in riva al mare. Abbiamo presto sostituito i biscotti col pane e da tempo siamo passati dalla moka al caffè solubile: si perde l'aroma e si risparmia il combustibile del fornello. Questione di scelte.
Laviamo tazza e posate con poche gocce d'acqua dolce e mentre Mauro controlla l'attrezzatura elettronica (caricare le batterie o sostituire le memorie o salvare le tracce del GPS), io posso dedicarmi alla mia seconda attività preferita dopo il pagaiare: raccogliere sassi e conchiglie!
Nell'arco di un paio d'ore (talvolta anche di più!), diamo inizio alla navigazione giornaliera. Per prima cosa laviamo bene i pannelli solari e controlliamo che la deriva sia libera e funzionante. Troppe volte i miei amati sassolini son voluti salire a bordo come clandestini e, incastrati nello scasso della deriva, l'hanno resa inservibile quando più era necessaria!
Una volta seduti nel pozzetto, si parte.
Per rispettare le percorrenze giornaliere programmate per questa vacanza di tutto relax (20 chilometri!) non abbiamo mai pagaiato più di cinque ore al giorno, generalmente un paio d'ore prima di pranzo e le restanti prima di cena. Uno dei due pasti lo abbiamo sempre, o quasi, consumato in taverna, la tipica trattoria greca affacciata sul mare ed annunciata dall'inconfondibile segnale dei tavolini in legno sempre apparecchiati e sistemati all'ombra di tamerici, ombrelloni o pergolati.
Nelle ore più calde della giornata, quando il resto del mondo si dedica al pisolino post prandiale, noi preferiamo riprendere il mare. Siamo molto più freschi in kayak, con frequenti abluzioni, che non in spiaggia!
Tra una foto ed una chiacchiera trascorre il pomeriggio. Prima che il sole tramonti ci dedichiamo a cercare il campo più adatto per trascorrere la notte e la scelta è tanto più semplice se nei pressi avvistiamo una taverna. Teniamo sempre a debita distanza discoteche e locali notturni, ma a Lesbo ne abbiamo trovati davvero pochi. Di solito, sbarchiamo all'ora in cui le spiagge si svuotano di bagnanti: è così sempre facile trovare un posticino accogliente per montare la tenda. Delicata è la scelta della posizione e Mauro spiana con un'apposita tavoletta (diventata ormai un pezzo insostituibile dell'attrezzatura da viaggio) la piazzola della nostra casa per una notte.
Se invece la taverna non appare, Mauro cucina 'prelibatezze' sul fornello da campeggio mentre io finisco di arredare la casa. Finiamo di cenare quasi sempre in tempo per assistere allo spettacolo della sera: il cielo si illumina di stelle e qualcuna cade per esaudire i nostri desideri... che son quelli di dormire sonni tranquilli, cullati dalla risacca del mare e dai campanelli delle capre, prima di iniziare un nuovo giorno in kayak intorno a Lesbo...

sabato 23 agosto 2014

La "nostra" isola...


Lesbo è davvero l'isola descritta dalle guide turistiche.
Il giardino dell'impero, la chiamavano i turchi fino al 1912, fin quando cioè hanno dominato sulle sue due montagne, poco più alte di 900 metri e ricoperte di foreste di castagni e di querce. Le sue coste lineari, incise dai due pronunciati golfi di Geras e Kalloni, ne fanno l'isola più grande delle Sporadi Orientali e le sue pianure estese e coltivate l'hanno resa la più verde e fertile dell'arcipelago. Folte pinete rivestono i versanti orientali dell'isola, mentre tutta la parte occidentale è brulla e quasi desertica, tanto che si stenta a credere alle descrizioni idilliache fornite dai suoi poeti.
Lesbo ha dato i natali alla prima poetessa della storia della letteratura, Saffo, che sull'isola educava una comunità di ragazze provenienti da tutta la Grecia per 'prepararle' al matrimonio, insegnando loro, tra le altre, le arti più raffinate della poesia, del canto e della danza. "Chi è bello, è bello solo per il tempo che lo si guarda, chi è virtuoso sarà subito anche bello", spiegava alle sue seguaci.
Sono originari di Lesbo anche i filosofi Epicuro, Terpandro e Teofrasto, oltre a Pittaco, uno dei Setti Saggi della Grecia antica, e ad Odysseas Elytis, il poeta greco premio Nobel per la letteratura nel 1979.
Questo e poco altro abbiamo letto sull'isola nel portolano, che oltre ad elencare le varie dominazioni seguite nei secoli (persiane, romane, saracene, bizantine, veneziane, genovesi ed ottomane) non ci ha fornito molte altre informazioni. E quelle poche erano anche un po' datate.
È stato così un viaggio di esplorazione, alla scoperta delle coste dell'isola, dei suoi piccoli porticcioli, delle sue rarissime spiagge di sabbia, dei suoi lunghi filari di tamerici sul mare, dei suoi innumerevoli "campeggi liberi organizzati", delle sue scogliere policrome nella Riserva Naturale della zona occidentale...
Abbiamo avvistato un delfino, un tonno gigantesco ed una tartaruga, purtroppo deceduta. Abbiamo ingaggiato una battaglia infinita con un ragno dagli occhietti fluorescenti. Abbiamo spaventato un serpentello giallo, lungo un metro e grande quanto un dito, sceso ad abbeverarsi ad una risorgiva sul mare. Non abbiamo mai incontrato i tanto annunciati scorpioni ma abbiamo pranzato in compagnia di un piccolo geko e le acciughe sono state le nostre più fedeli compagne di viaggio.
Il villaggio più affollato, Skala Eressos, contava appena una dozzina di taverne affacciate sul mare, qualche casetta bianca arroccata sul promontorio, un paio di stradine pedonali, un centro velico ed uno di sport acquatici, con un solo motoscafo che trainava avanti e indietro nella baia ventosa quei gommoncini gonfiabili dalle forme improbabili su cui ragazzini urlanti si facevano sballottare in acqua ad ogni onda.
Per il resto, l'isola è pressoché deserta, lontana com'è dalle solite rotte turistiche, quei pochi visitatori che vi si avventurano son quasi tutti greci. Una lunga spiaggia di ciottolini scuri è stata tutta per noi anche nel giorno di Ferragosto, dotata del solito spogliatoio e della solita doccia libera.
La cucina, inutile dirlo, è eccellente: taverne e kantine su ogni spiaggia raggiungibile da terra: ombrelloni di foglie di palma o pergolati ricoperti di vite o di reti da pesca come segno distintivo, tanti piatti della cucina tradizionale e prezzi sempre contenuti. L'ouzo prodotto sull'isola è uno dei più rinomati di tutta la Grecia e ha innaffiato quasi tutti i nostri pasti.
L'isola di Lesbo merita una visita: è molto bella, anche se non è spettacolare, è circondata da un mare pulito che colpisce per i suoi colori intensi, è ricca d'acqua dolce e si vedono frequenti infiltrazioni anche lungo riva, coi fondali ricoperti della patina giallognola tipica dei laghi.
Ci siamo goduti una vacanza rilassata e rilassante, pagaiando poco ma bene, mettendo alla prova il nuovo kayak disegnato da Mauro, il Voyager, che già reclama nuovi mari.
Adesso che siamo sulla via del ritorno e che i muscoletti di braccia, spalle e schiena reclamano dell'altro movimento, teniamo in allenamento almeno addominali e facciali, non solo continuando a mangiare greco per spezzare la monotonia della trasferta in traghetto, ma anche giocando al mio gioco preferito: ricordare le tappe del viaggio in kayak, campo dopo campo, mettendo a confronto il ricordo che ci ha lasciato ognuna delle nostre case per una notte... con risultati esilaranti ed inquietanti insieme!