SUMMER SEA KAYAK EXPEDITION

L'isola di Lesbo è la terza isola greca e la seconda del Mar Egeo.
E' famosa per avere dato i natali alla poetessa Saffo e per il suo Ouzo, liquore di anice che qui è particolarmente aromatizzato.
Lesbo ha uno sviluppo costiero di 350 Km e, come tutte le isole del Mare Egeo in agosto, è caratterizzata dalla presenza quasi costante del Meltemi, il vento da NNW che mantiene "accettabile" la temperatura della secca estate isolana.
La probabilità del 27% che soffi con forza uguale o superiore a 4 Beaufort, unita alla bellezza dei paesaggi costieri, ne fanno un'ottima meta per un breve viaggio estivo.
Sarà, ancora una volta, un divertente viaggio con un compagno invisibile...
Tatiana e Mauro

mercoledì 20 agosto 2014

L'interno dell'isola...

Oggi visitiamo Lesbo da terra, in auto.
Utilizziamo uno dei due giorni di riserva, su quelli programmati per la navigazione, per girare l'isola nell'entroterra. Percorriamo in un giorno più di 240 chilometri, che è tutto un altro viaggiare...
Intanto, le strade saranno anche migliorate negli anni, come ci hanno raccontato Rosie e Pete, ma sono ancora dei tratturi di montagna appena asfaltati, tutti curve, dossi e tornanti, senza mai un parapetto e con gli arbusti ad invadere la carreggiata, perché la manutenzione, qui, pare cosa poco praticata ed i ramoscelli più invadenti son tagliati via dai pochi camion di passaggio.
Inoltre, la segnaletica orizzontale è quasi del tutto inesistente, scolorita forse dal sole, come è successo alla mia girandola che in appena due settimane ha perso il rosso e l'arancione... la segnaletica verticale, poi, è rimasta quella di trent'anni fa, con lo sfondo giallo dell'era pre-unificazione europea dei codici della strada. E ad ogni chilometro c'è un cartello triangolare che avvisa della possibile presenza di mucche in carreggiata.
Infine, frecce e targhe delle auto sembrano degli optional, come del resto i caschi per le moto e, come avevamo già notato in mare, le luci di segnalazione notturna delle barche da pesca. È tutto un andare per approssimazione, decidendo le manovre in base al comportamento dell'altro conducente.
A me basta mezz'ora di guida alla greca per esaurire la notoriamente già scarsa riserva di autocontrollo e ad ogni incrocio prendo a sbraitare come uno scaricatore di porto... con somma gioia di Mauro, che vorrebbe lasciarmi giù alla prima piazzola di sosta.
Ci rilassiamo solo quando vediamo il mare. E riconosciamo la 'nostra' costa: i fenicotteri rosa nelle saline del Golfo di Kalloni, i dromi bianchi dello stretto, le montagne brulle della Riserva Naturale della zona occidentale di Lesbo...
La nostra meta di oggi è la Foresta Pietrificata di Sigri, patrimonio dell'Unesco dal 2004. Che però non è al mare, come pensavamo e speravo. Ma in montagna: altri 30 chilometri di tornanti senza parapetti e curve pericolose e donnole che attraversano senza preavviso... comincio a straparlare: "ma chi ce l'avrà mai fatto fare!"
C'è solo da augurarsi che non si fermi la Mauromobile, altrimenti ci ritroveranno qui solo tra qualche migliaio d'anni, pietrificati come gli alberi che stiamo cercando...
I lavori in corso per l'ampliamento della strada che collega la foresta in montagna al museo in città rendono il paesaggio ancora più surreale: chissà di quante corsie diventerà, la strada, a giudicare dagli sbancamenti (che ricordiamo di aver intravisto anche dal mare, quando siamo passati di qua in kayak...) e chissà se li finiranno mai, i lavori, visto che ogni pochi metri salta fuori un altro tronco pietrificato (tutti accuratamente segnalati e ricoperti da uno strato di resina protettiva...)
Lungo il tragitto non c'è neanche una taverna o un kafenio, niente, solo strade che serpeggiano in un paesaggio lunare sempre uguale... quanto ci manca il mare!
Ma la Foresta Pietrificata vale davvero la pena: non tanto di foresta si tratta, quanto di una cinquantina di tronchi di conifere disseminati a caso in una vallata secca e brulla... sono protetti da muriccioli a secco e collegati da sentieri in pietra, hanno la bellezza di 20 milioni di anni e sono molto più colorati di quanto pensassimo: hanno mantenuto, sotto le ceneri vulcaniche che li hanno sommersi e fossilizzati, delle incredibili venature rosse e gialle, oltre alla corteccia ben riconoscibile e agli anelli interni perfettamente leggibili... sarebbe piaciuto tanto al mio fratellino geologo, 'sto posto!
A Mauro piace di più la kantina sul mare che scoviamo sulla spiaggia di Sigri, qualche ombrellone di foglie di palma e poche prelibatezze servite in piatti di plastica... ma la vista sull'isola di Megalonission battuta dal Meltemi è impareggiabile e ci godiamo il pranzo come fossimo al miglior ristorante!
Ci sentiamo un po' persi, però, senza i nostri kayak sulla riva che aspettano di riprendere a navigare. Non è il nostro ideale di vacanza, questo, che Mauro definisce 'da terragni', preferiamo stare in mare, faticare controvento se necessario, ma avere ogni giorno la possibilità di immergere le pagaie in acqua... eppoi, anche scorrazzando in lungo ed in largo per l'isola, come sempre facciamo quando abbiamo qualche giorno in più, giungiamo sempre alla stessa identica conclusione: la terra vista dal mare è molto più bella!
Il ritorno a Mitilini è un'altra mezza agonia, lungo le stesse strade tortuose, su e giù per le montagne, prima desertiche e poi lussureggianti.
Ma quando al tramonto la nave molla gli ormeggi ed esce dal porto, un pezzetto di noi rimane a Lesbo...

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