SUMMER SEA KAYAK EXPEDITION

L'isola di Lesbo è la terza isola greca e la seconda del Mar Egeo.
E' famosa per avere dato i natali alla poetessa Saffo e per il suo Ouzo, liquore di anice che qui è particolarmente aromatizzato.
Lesbo ha uno sviluppo costiero di 350 Km e, come tutte le isole del Mare Egeo in agosto, è caratterizzata dalla presenza quasi costante del Meltemi, il vento da NNW che mantiene "accettabile" la temperatura della secca estate isolana.
La probabilità del 27% che soffi con forza uguale o superiore a 4 Beaufort, unita alla bellezza dei paesaggi costieri, ne fanno un'ottima meta per un breve viaggio estivo.
Sarà, ancora una volta, un divertente viaggio con un compagno invisibile...
Tatiana e Mauro

domenica 17 agosto 2014

Melida - Tsilia (21 Km)

Ieri sera, tra un ouzo e l'altro, abbiamo tirato mezzanotte. Stasera, invece, alle nove siamo già in tenda, cotti e contenti dopo un'altra giornata piena di mare e di sole... ma andiamo con ordine.
La prima parte della mattinata scorre lenta e tranquilla, perché quando il sole prova ad arrostirci in tenda, si alza una decisa brezza da est che rinfresca ogni cosa. La seconda parte, invece, benché trascorsa in mare, si rivela di un caldo insopportabile, perché appena saliti in kayak quel venticello gentile si placa, l'acqua si distende come una tela e l'umidità cresce fino ad avvolgere dietro un velo spesso la cima dei monti lungo costa.
Ogni tanto sentiamo un leggero scroscio di pioggia, poi il mare torna immobile. Sono enormi branchi di acciughe che, forse spaventate dalle ombre dei nostri kayak, guizzano fuori dall'acqua in lunghe schiere ordinate. Sembra quasi che vogliano cucire insieme cielo e mare, come fili argentati di un ago invisibile che lavora infaticabile tra aria ed acqua.
Sono talmente veloci ed imprevedibili che non riusciamo mai a farle entrare in una fotografia. Ci seguono per l'intera giornata, o forse siamo noi che, involontariamente, le stiamo inseguendo. Sono tantissime, mai viste così tante acciughe tutte insieme.
Deve essere un mare davvero pescoso, questo, peccato avere dimenticato a casa l'occorrente per la pesca alla traina. Lenze, ami, rapala, ho lasciato tutto in garage, tutto tranne il retino, che giace dal primo giorno nel pozzetto dietro il seggiolino, insieme all'altro inutilizzato pezzo dell'attrezzatura, il paddle-float gonfiabile (che chissà per quale arcano motivo mi ostino ancora a portare in viaggio!).
Le acciughe ci saltano intorno  persino all'ingresso del porto di Plomari, una bella cittadina stretta tra mare e monti, con le scalinate ripide che si insinuano tra le case alte e piene di balconi... ma c'è troppa confusione, per i nostri gusti, e così decidiamo che la birra ed il caffè frappè ce lo gustiamo nel villaggio successivo, Agio Isidoros.
Appena tirati in secca i kayak sui sassolini bianchi e levigati ci raggiunge un sonoro "welcome". E subito: "Where are you from? Ah, siete italiani! Benvenuti, allora!"
Alexandros è un ragazzo dalla classica bellezza greca, alto, magro, moro, con due occhi scuri ed un sorriso aperto. Ha un kayak doppio della Rainbow che usa per delle brevi escursioni con la figlia ma, ci dice, non ha mai pensato di fare il giro dell'isola. È incuriosito soprattutto dalle pagaie groenlandesi, che chiede di provare e che porta in acqua per capire meglio come funzionano le pale in linea. Ma deve tornare alla partita di beach volley lasciata in sospeso al nostro arrivo. Prima di salutarci, ci offre pere e fichi: "Vi scriverò quando ripasso da Milano! Buon viaggio".
Oggi non vogliamo perderci la termica che solitamente si alza all'ora di pranzo. Alle tre esatte risaliamo in kayak e sfruttiamo la vigorosa brezza da ovest che cresce veloce fino a rigare il mare prima di ochette e poi di pecorelle bianche... ci spinge decisa versa la nostra meta ed in meno di due ore ci aiuta a coprire i 14 chilometri restanti.
Pagaiamo abbastanza distanti dalla costa per riuscire a cavalcare le onde più grandi ma abbastanza vicini da riconoscere le chiesette che danno il nome ad ogni ansa incassata tra la costa rocciosa. Le colline all'intorno sono ricoperte di boschi di pini e solo in riva al mare la massa verde si abbassa ed i cespugli si diradano. È un bel navigare, mi vien voglia di fischiettare...
Mauro si destreggia sul Voyager planando di tanto in tanto con punte di 7 nodi e mantenendo bene la rotta. Nelle 'lavatrici' sui capi il Voyager, grazie alla sua lunghezza, risente così poco delle onde di ritorno da fuggire via... e da lasciarmi indietro a saltellare da sola tra le quelle piccole stalagmiti liquide.
Delle cinque spiagge che si susseguono lungo la costa frastagliata, tutte dai nomi poetici ed invitanti (Fara, Tarti, Tsafi, Ligonari e Tsilia), scegliamo l'ultima perché più ridossata e con una bella chiesetta dipinta di bianco tra gli ulivi... ad essere sinceri, speriamo fino all'ultimo che quella casupola dal giardino fiorito sia una taverna, e invece...
Non siamo mai sbarcati tanto presto. Mancano ancora tre ore al tramonto ed abbiamo tutto il tempo di dedicarci alle piccole cose che ci rendono felici: nuotare, leggere, cercare conchiglie, scrivere, mangiare... e pensare agli amici lontani e vicini che diventano nonni, compiono gli anni, girano in moto, in bici o a vela, fotografano girandole, ci seguono sul blog.
È in serate come questa che ci sentiamo particolarmente fortunati di poter vivere a così stretto contatto col mare...

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